Dalle marionette agli umani
Sul finire degli anni Sessanta, i guru degli show girati in ‘Supermarionation’ (Thunderbirds, Stingray, ecc.), Gerry e Sylvia Anderson, decisero di cambiare modulo televisivo e di produrre alcune serie live action con attori veri. La prima fu UFO (1969-70), un telefilm fantascientifico e avveniristico; la seconda fu Gli Invincibili (The Protectors, 1972-74), thriller con elementi di spionaggio e mistero. Il grande successo di questi spettacoli incoraggiò gli Anderson ad alzare il tiro e a iniziare nel 1973 la produzione di una serie televisiva di fantascienza ad alto budget che sarebbe dovuta essere il seguito di UFO. Il progetto finì in realtà con l’abbandonare ogni riferimento alle avventure del Comandante Straker e acquisire invece una fisionomia autonoma e distinta. Fu così che, anche per impulso del produttore americano Lew Grade, boss della ITC, nacque Spazio 1999.
I finanziamenti furono tali (275.000 $ per episodio) da permettere l’ingaggio fra i protagonisti di due noti divi di Hollywood come Martin Landau e Barbara Bain, e di una pletora di guest star di rilievo, tra cui Christopher Lee, Peter Cushing, Margaret Leighton, Brian Blessed, Roy Dotrice, Leo McKern, Joan Collins… Gli effetti speciali – una delle caratteristiche più importanti della serie, che ancor oggi regge il confronto con i più moderni effetti CGI – furono affidati a Brian Johnson, che aveva fatto esperienza nello staff di 2001 Odissea nello Spazio e che in seguito si aggiudicherà due Oscar. Keith Wilson fu il responsabile delle scenografie della base lunare, degli arredamenti e di gadget divenuti icone quali il commlock e la pistola laser. Lo stile visivo che Wilson impresse allo show è caratterizzato dal contrasto fra tonalità chiare e scure; le uniformi, le pareti e le suppellettili della base lunare sono per lo più bianche, mentre console, computer e tastiere sono essenzialmente nere; i colori sono ridotti al minimo. Anche le famose astronavi Aquila rispecchiano questa dicotomia cromatica. I vari set si presentano spesso come spazi ampi e poco ammobiliati; questa rappresentazione minimalista degli arredi contribuisce a creare un ambiente asettico e inquietante. Tali caratteristiche, associate a inquadrature fortemente angolate e distorte, realizzate da registi veterani come Ray Austin, Charles Crichton e David Tomblin, riuscirono ad alimentare un’atmosfera di mistero, trepidazione e a volte addirittura terrore. Le musiche vennero affidate al collaboratore storico degli Anderson, Barry Gray; si tratta di composizioni per lo più orchestrali con temi a sfondo cupo, echi di strumentazione futuristici ed elementi psichedelici, tipici di quell’epoca.
L’Italia sulla Luna
L’alta qualità di produzione portò a sforare sia i tempi previsti per le riprese sia il budget destinato ai singoli episodi. Si rese indispensabile un’iniezione finanziaria che provenne dalla nostra RAI, i cui dirigenti di allora, recatisi sul set delle riprese, vennero convinti ad associarsi al progetto degli Anderson a fronte della partecipazione di quattro attori italiani nella serie – anche se l’idea non fu accolta favorevolmente da alcuni degli autori. Sylvia Anderson andò personalmente a Roma per visionare alcuni potenziali interpreti, e rimase molto colpita da Giancarlo Prete, a cui propose una parte da co-protagonista. Gli impegni dell’attore e una certa diffidenza nei suoi confronti da parte di alcune star – Sylvia Anderson ha confermato a chi scrive che Martin Landau era geloso – fecero modo che Prete partecipasse solo all’episodio Fantasmi su Alpha. Gli altri tre attori scelti furono Carla Romanelli, la cui apparizione non fu però significativa, Gianni Garko e Orso Maria Guerrini. Gli ultimi due furono protagonisti di episodi memorabili, e il ruolo di Tony Cellini interpretato da Garko ne Il Dominio del Drago rimane uno dei più apprezzati dai fan. La sua parte era stata inizialmente scritta per il personaggio di Alan Carter, ma l’attore che lo interpretava, Nick Tate, fu costretto a cederlo al collega italiano. Tate racconta che aiutò Garko a memorizzare la pronuncia inglese delle sue battute registrandole su nastro, senza che Gianni immaginasse a chi davvero apparteneva quella voce. Ad avere problemi con la lingua fu invece Orso Maria Guerrini, le cui battute, nell’episodio Il Testamento di Arkadia, furono doppiate in post-produzione da Robert Rietty proprio perché il suo inglese era troppo incerto.
Due stagioni diverse
La serie si divide in due stagioni di 24 episodi ciascuna che, per atmosfere, argomenti e interpreti, sono completamente diverse. La prima mostra contenuti più adulti e utilizza i temi della fantascienza per proporre approfondimenti psicologici e sondare i misteri dell’animo umano, lasciando spesso le risposte all’immaginazione dello spettatore. La seconda stagione differisce così tanto dalla prima che molti la considerano come una serie distinta. In questo caso l’errata dicitura ‘prima serie’ e ‘seconda serie’ può a buon titolo essere accettata. Sotto la produzione di Fred Freiberger, la stagione 2 prende da subito una piega più spettacolare, ma anche più infantile. Dal bianco glaciale ai colori sgargianti, dagli alieni alteri e dignitosi ai mostri squamosi e repellenti, dalle profonde riflessioni psicologiche sul senso della vita alla birra fatta in casa di Tony Verdeschi e a battutine insipide che non facevano sorridere nessuno. L’impressione di Freiberger che la prima serie fosse troppo ‘intellettuale’ e che bisognasse “mettere più azione e mostri” si rivelò sbagliata: gli ascolti della seconda stagione calarono al punto da causare la cancellazione dello show. È abbastanza noto presso i fan che Gerry Anderson odiò profondamente i cambiamenti apportati. In un recente incontro, Nick Tate mi ha confessato che per lui la seconda serie era troppo “silly”; e questa è un’opinione comune a tutti gli attori che hanno partecipato a entrambe le stagioni. Spazio 1999 comunque ottenne un successo planetario, anche se i giudizi variarono da vette di entusiasmo autorevoli, come quella di Wernher Von Braun, a pareri del tutto negativi. Maggiormente, i critici si concentrano a turno sulle interpretazioni ‘legnose’ degli attori, che vengono spesso immeritatamente paragonati ai pupazzi utilizzati proprio dagli Anderson nelle loro produzioni precedenti, e su alcune inconsistenze scientifiche che effettivamente, a volte, richiedevano un notevole sforzo di ‘sospensione dell’incredulità’.
Storia e tematiche
Nel 1999 la Luna è divenuta il deposito delle scorie radioattive prodotte sulla Terra. Alla base lunare Alpha giunge un nuovo comandante, John Koenig, per indagare sulle cause di una strana epidemia che uccide il personale, e per accelerare i preparativi di una nuova straordinaria avventura spaziale: il viaggio dell’uomo verso il pianeta Meta, da cui provengono da tempo segnali di una presenza intelligente. Ma all’improvviso, la violenta esplosione di alcuni depositi di scorie scaraventa la Luna fuori dall’orbita terrestre, spingendola verso l’ignoto, in una traiettoria a uscire dal Sistema Solare e senza la minima speranza di ritorno.
Contrariamente ad altre serie fantascientifiche, dove i protagonisti viaggiano a bordo di un’astronave e sono dunque in grado di stabilire una rotta, gli abitanti di Alpha si ritrovano in totale balìa dei percorsi casuali della Luna e dei capricci del destino, attraverso buchi neri, wormholes e rischi di collisione con altri corpi celesti.
Anche le premesse iniziali si discostano da quelle usuali in altri telefilm futuristici, come Star Trek o Buck Rogers: gli uomini non hanno affatto risolto i loro conflitti sociali, né superato i problemi planetari come inquinamento, malattie e fame. Nell’episodio pilota, Separazione, emergono continui contrasti di natura morale fra il comandante Koenig e il commissario Simmonds circa la morte misteriosa di ben nove astronauti; la malattia viene infatti minimizzata e insabbiata dalle gerarchie superiori e da politici senza scrupoli. Inoltre vi sono cenni ai problemi finanziari e logistici legati allo stoccaggio delle scorie nucleari sulla Luna e al programma di esplorazione spaziale. Questi scandali presentati all’inizio introducono lo show in modo più verosimile e permettono allo spettatore degli anni Settanta di identificare in essi riferimenti a eventi reali. Gli aspetti ‘terrestri’ vengono poi abbandonati negli episodi successivi per concentrarsi sull’esplorazione di mondi alieni e sull’incontro con popoli e creature misteriosi, spesso intesi come mezzi per porre gli alphani di fronte alle proprie paure, per esplorare la loro psicologia e la loro spiritualità. Lo spettatore viene dunque a contatto con aspetti dello show che vanno oltre l’effimero mostro della settimana, e che gli offrono, se vuole, l’opportunità di fermarsi a riflettere per un attimo sul significato di alcune scene o sui loro risvolti morali.
Uno degli aspetti più stimolanti del telefilm è la possibilità di scorgervi riferimenti a situazioni sociali contemporanee allo show. Come accennato, il fattore scatenante che scaglia la Luna negli abissi siderali è l’esplosione delle scorie radioattive depositate incautamente sulla sua faccia nascosta, conseguenza indiretta dell’annoso problema dell’energia. Questo tema verrà trattato spesso, specialmente negli episodi Forza Vitale, Destinazione Obbligata: Terra, Sole Nero, La Macchina Infernale e Il Testamento degli Arkadi; la base lunare si trova costantemente alle prese con gravi difficoltà di sopravvivenza dovute alla scarsità delle risorse. Queste situazioni ricorrenti rispecchiano la nota crisi energetica del 1973, che coinvolse i cittadini di mezza Europa. Anche la ‘cultura’ coeva delle droghe allucinogene viene trattata, nell’episodio Il Pianeta Incantato, dove agli abitanti di Alpha viene offerta la felicità eterna ma in una condizione apatico-vegetativa. Koenig, l’unico a opporsi a questa ‘proposta’, ci insegna che una vita difficoltosa e un dolore vero sono sempre preferibili a uno stato di beatitudine indotto artificialmente.
Spesso la trama tocca aspetti filosofici e spirituali. Uno di questi è la possibilità di una vita eterna, e viene esplorato in ben tre episodi: Fine dell’Immortalità, in cui un tiranno immortale, interpretato da un Peter Bowles psicopatico quanto basta, si diverte a torturare e uccidere gli abitanti di Alpha, semplicemente perché non ha altro da fare; Il Pianeta di Ghiaccio, che vede una colonia di umani acquisire l’immortalità, ma al prezzo di una prigionia perpetua in un mondo inospitale; La Macchina Infernale, dove uno scienziato alieno impianta la propria personalità nel computer della sua astronave, per poter vivere per sempre, ma finendo con l’andare incontro a un’eterna solitudine. L’esplicito messaggio morale sulla vacuità della ricerca di un’esistenza senza fine è ben condensato nella frase che chiude uno di questi episodi: “è la morte che dà senso alla vita”.
Un altro tema è quello della fede, intesa come credo nell’esistenza di entità superiori in grado di manipolare (nel bene o nel male) il destino dell’uomo. Nell’episodio Sole Nero, la Luna è destinata a essere risucchiata e distrutta da un buco nero. Nonostante la morte incombente, gli alphani non si scoraggiano e danno fondo a tutte le loro energie per alimentare una flebile speranza, allestendo un (probabilmente inutile) campo di forze intorno alla base. La Luna sopravvive e i suoi abitanti vanno incontro a esperienze extracorporee e a un contatto ravvicinato con un presunto Dio, quasi a definire il principio che la salvezza non risiede nei numeri o nella logica (non a caso, il computer viene tenuto spento) ma nel profondo dell’anima. Lo stesso tema riaffiora nell’episodio Rotta Di Collisione, dove Koenig deve convincere il resto della base lunare a fidarsi, contro ogni logica, di qualcosa di cui solo lui è a conoscenza, ossia del fatto che lo scontro con un pianeta non provocherà nessun danno alla Luna e che, altresì, servirà agli abitanti del pianeta stesso a raggiungere uno stato mistico superiore. Ne Il Testamento degli Arkadi, assistiamo all’intervento di forze sconosciute che ‘inducono’ Luke e Anna a colonizzare un pianeta disabitato, mettendosi contro tutta la comunità di Alpha. Infine, ne Il Dominio del Drago, l’astronauta Cellini viene ritenuto responsabile della morte del suo equipaggio in un incidente occorso a una vecchia missione, perché la sua versione è in contrasto con i rigorosi dati della scatola nera. In questi episodi intellettualmente stimolanti non viene fornita una reale spiegazione circa la natura delle forze o delle entità coinvolte, e il comportamento dei protagonisti non è dipendente da certezze scientifiche ma da un atto di fede.
Il mistero della vita dopo la morte è anch’esso argomento ricorrente. In particolare, negli episodi Questione di Vita o di Morte, Forza Vitale e Fantasma su Alpha lo spettatore viene a contatto con forme di vita incorporee o ultraterrene, a prima vista ostili; in realtà non sono di per sé malevoli, seguono soltanto il loro naturale ciclo vitale, ma gli alphani ne avranno comprensione solo dopo aver trattato queste forze come nemiche.
Spesso, ciò che non capiamo ci porta a esprimere il peggio di noi stessi, facendoci guidare dalla paura e dalla diffidenza. È ciò che accade nell’episodio Mondo Proibito, dove una decisione di Koenig porta conseguenze disastrose per la base lunare. E a proposito di natura umana, l’episodio Circolo Chiuso dimostra le affinità comportamentali fra gli uomini delle caverne e i moderni tecnocrati di Alpha, gelosi, spaventati, vendicativi: “pensi siamo cambiati così tanto in quarantamila anni?”.
Episodi come Il Testamento egli Arkadi e La Missione dei Dariani hanno come oggetto i temi della sopravvivenza della specie e dell’origine dell’uomo. La tesi sugli antichi astronauti fu assimilata dallo scrittore Johnny Byrne, che volle sviluppare, in entrambi gli episodi, l’idea del trasporto della vita durante lunghissimi viaggi spaziali al fine di popolare pianeti lontani e perpetuare la propria specie. Negli anni Settanta, la teoria sull’origine extraterrestre della razza umana, rilanciata da autori come Von Daniken, costituiva un forte argomento ‘antireligioso’, capace di attirare la curiosità di molti lettori ma restando pur sempre di nicchia; Spazio 1999 ebbe il coraggio di sdoganarlo in televisione.
Insomma, Gerry e Sylvia Anderson erano riusciti a creare uno show che si discostava nettamente dagli altri, producendo episodi ‘cerebrali’ di notevole contenuto artistico, trattando temi fino ad allora ignorati da programmi televisivi simili (perché scomodi o perché ritenuti di scarso interesse presso il pubblico, sempre più orientato al materialismo e al consumismo), e facendolo da una distanza di sicurezza: venticinque anni nel futuro.
L’arrivo di Fred Freiberger (e quindi l’ingresso degli Americani in produzione) cambia tutto e riporta il telefilm entro canoni più ‘accettabili’ per l’audience televisiva. L’innovazione più evidente (e grave, per i fan) è la colossale interruzione della continuity, in termini di personaggi e di ambienti. La maestosa sala comando della base lunare, con annesso ufficio rotante di Koenig, viene smantellata per far posto a un centro di controllo grande quanto uno sgabuzzino, e alcuni dei personaggi principali vengono sostituiti senza fornire spiegazione alcuna. I temi morali e le atmosfere austere lasciano il posto al classico telefilm d’azione, con trame prevedibili e uno humour spesso fuori luogo. Le uniformi vengono rese più colorate, con decorazioni di ogni tipo, e le musiche, composte da Derek Wadsworth (ottime, peraltro) assumono connotati jazz più consoni al nuovo stile. L’unico merito della cura Freiberger è stato quello di dare una profondità caratteriale ai personaggi, fornendo a volte delle informazioni sul loro passato e sulla loro indole – cosa che, in effetti, latitava nella prima stagione, dove i protagonisti erano essenzialmente bidimensionali. Infatti, episodi come Attenti ai Terrestri, Luton, Onde Lambda rivelano parecchio sul passato di Koenig e sulla dottoressa Russell, più di quanto non sia stato fatto in tutta la prima stagione. Ma, nonostante le buone intenzioni di Freiberger, Spazio 1999 fece la stessa fine di un’altra serie da lui prodotta, Star Trek, che venne cancellata al termine della terza stagione. I dati d’ascolto convinsero la ITC a non finanziare la prevista terza stagione; Spazio 1999 fu cancellata e non si seppe mai se gli alphani fossero riusciti a trovare un pianeta da colonizzare.
Il destino di John Koenig, Helen Russell e compagni rimase un mistero per più di 20 anni… Poi, proprio nel 1999, in occasione della convention Breakaway, alcuni membri del club Fanderson, in collaborazione con lo scrittore Johnny Byrne e con Gerry Anderson, produssero un mini episodio dal titolo Messaggio dalla Base Lunare Alpha, in cui Zienia Merton riprende il suo ruolo di Sandra Benes per spiegare che è stato degli abitanti di Alpha; la conclusione è straordinariamente in tema con l’episodio pilota Separazione: l’ultimo messaggio inviato dalla base prima del suo abbandono è infatti identico al ‘segnale Meta’, raccolto dai terrestri tanto tempo prima. Il cerchio dunque si chiude con gli alphani che trovano… sé stessi. Qualche anno dopo, un altro fan, lo scrittore Robert Wood, autore di Destination: Moonbase Alpha, un voluminoso libro sulla storia del telefilm, convinse Barry Morse a girare qualche minuto di dialogo poi montato egregiamente in un mini episodio dal titolo Il ritorno di Victor Bergman, presentato nel 2010; il cortometraggio cerca di dare una spiegazione all’assenza (mai motivata) del personaggio di Bergman nella seconda stagione.
Il futuro è fantastico
Questo slogan storico, utilizzato dagli Anderson, ben si presta a rilanciare Spazio 1999 nella sua – possibile – nuova incarnazione. Sulla scia del filone dei remake di serie tv degli anni ’70-’80, (Battlestar Galactica, Visitors, La Donna Bionica…), il produttore Jace Hall della HDFILM, in collaborazione con ITV Studios America, ha annunciato il reboot della serie, col titolo Space: 2099. Il progetto è attualmente in fase embrionale, e sembra che Juliet Landau, figlia di Martin e Barbara Bain, sia stata contattata per far parte del cast. Hall ha dichiarato che la sua idea sarebbe quella di orientare la serie verso le tematiche tipiche della prima stagione; in ogni caso, sembra muoversi nella direzione che tutti i fan sperano: rivedere un giorno, anche se sotto veste rinnovata, un nuovo popolo di alphani vagare nello spazio incontro ad avventure straordinarie. Fino alla prossima chiusura del cerchio.
Tit. originale: Space: 1999
Anno: 1975-1977
Nazionalità: UK | Italia
Regia: Bob Brooks, Bob Kellett, Charles Crichton, David Tomblin, Kevin Connor, Lee H. Katzin, Peter Medak, Ray Austin, Robert Lynn, Tom Clegg, Val Guest
Autore: Gerry Anderson, Sylvia Anderson (scritto da)
Cast: Martin Landau (John Koenig), Barbara Bain (Helen Russell), Nick Tate (Alan Carter), Zienia Merton (Sandra Benes), Barry Morse (Victor Bergman), Catherine Schell (Maya), Tony Anholt (Tony Verdeschi), Prentis Hancock (Paul Morrow), Clifton Jones (David Kano), Anton Phillips (Mathias), Jeffery Kissoon (Ben Vincent), John Hug (Bill Fraser), Sarah Bullen (Kate), Yasuko Nagazumi (Yasko)
Fotografia: Brendan J. Stafford, Frank Watts
Musiche: Barry Gray, Derek Wadsworth
Rep. scenografico: Keith Wilson (production design)
Costumi: Emma Porteous
Produttore: Gerry Anderson, Sylvia Anderson, Fred Freiberger | F. Sherwin Green (associato)
Produzione: Group 3, Incorporated Television Company (ITC), RAI Radiotelevisione Italiana