Terre di Confine #3

Terre di Confine #3

Viaggi (im)possibili?

Censire tutti i tipi di “Macchine del Tempo” letterarie e cinematografico-televisive del XX secolo è una vera e propria impresa. Sono una moltitudine. Cabine telefoniche, poltrone, automobili, tempeste sul Pacifico, astronavi, lampade magiche, tunnel, buchi neri, anomalie spaziali, pozzi, specchi, caverne, gadget tascabili… Insomma, abbastanza da soddisfare anche i gusti più eccentrici.

Nell’intento di rendere meno inverosimili le loro trovate, molti autori si sono ingegnati per arginare gli ormai celeberrimi “paradossi temporali” che accompagnerebbero eventuali “viaggi nel passato” (o ritorni da “viaggi nel futuro”), e per piegare teorie scientifiche e conoscenze tecniche alle esigenze imposte dalla finzione scenica.

In alcuni casi i risultati sono stati perfino “quasi plausibili”.

Nella fretta di risolvere il problema “tempo”, però, la stragrande maggioranza dei suddetti autori ha finito per scordarsi del tutto il problema “spazio”.

Eppure, come ricorda sovente il buon dottor Emmett Brown, lo spazio-tempo rappresenta un continuum, e in relazione ad esso occorre predisporsi a “pensare quadridimensionalmente”.

Si potrebbe immaginare che ogni spostamento nello spazio implichi un viaggio nel tempo. Supponendo di transitare attraverso un ipotetico Stargate, trasferendoci istantaneamente da un punto all’altro dello spazio distanti fra loro 100 anni luce, ci troveremmo nella condizione di non poter smentire, per esempio, l’eventualità di avere viaggiato non per un istante ma per 100 anni alla velocità della luce, muovendoci contestualmente indietro nel tempo di altri 100 anni.

Nel caso di un autore di Fantascienza che volesse mettere in scena un viaggio nel tempo, l’equazione da far quadrare sarebbe ribaltata: egli dovrebbe tenere presente che ogni viaggio “temporale” deve, per forza di logica, risultare nello stesso momento anche un viaggio “spaziale”.

Nell’impagabile trilogia di Ritorno al Futuro incontriamo una sequenza in cui la DeLorean sfreccia verso un cartellone pubblicitario che, alla velocità di 88 mph, gli sparisce davanti per lasciare spazio al paesaggio spoglio del 1885. Il cambio di scena parrebbe perfettamente “logico” in rapporto a quello d’epoca… ma lo è davvero?

Siamo correttamente portati a giustificare l’assenza del cartellone col fatto che nell’anno d’arrivo l’oggetto non esiste(va). Per essere precisi, i suoi componenti esistono anche nel 1885, ma si trovano in altri luoghi o sotto altre forme, o ambedue le cose insieme. Il legno destinato a formarlo, per esempio, nel 1885 può esistere sotto forma di albero in Europa.

Lo stesso principio applicato al cartellone deve necessariamente valere per tutti gli elementi dello scenario nel quale Marty McFly si ritrova catapultato, quindi sabbia, cactus, terreno, cielo, montagne… e la stessa Terra.

Ci si domanda allora perché la DeLorean, che può impostare sul suo computer di bordo solo una “data” ma non un “luogo”, sparisca davanti a un deserto e ricompaia in America davanti al medesimo, anziché per esempio in Europa di fronte all’albero che in futuro sarà il cartellone pubblicitario. Difficile immaginare cosa, nel cambio di tempo, possa mantenere ancorata la DeLorean in un luogo fisso della Terra (ma in movimento rispetto al continuum).

“Luogo” dovrebbe essere una precisa combinazione di coordinate spaziali e temporali. Per trovarsi in quello scenario d’arrivo, allora, la DeLorean avrebbe dovuto spostarsi, oltre che nel tempo, anche di milioni di miglia nello spazio.

Il “paradosso” è più chiaro cambiando lo scenario: impostiamo il timer della DeLorean (visto che Marty solo quello può regolare) a 10 minuti nel passato (rispetto quindi al tempo “proprio” del viaggiatore), e lanciamola lungo la pista di atterraggio di una portaerei in navigazione. In quel caso l’auto riappare ancora sulla portaerei ma in anticipo di 10 minuti? o piuttosto in acqua perché nei 10 minuti precedenti non c’era stata alcuna portaerei in quel punto dell’oceano? O addirittura sulla terraferma perché, 10 minuti di rotazione terrestre prima, lì c’era stato un atollo?

Nella citata sequenza di Ritorno al Futuro, succede che la logica assenza di ciò che manca (cioè il cartellone) svii l’attenzione dall’incongruenza di ciò che invece è presente (ossia tutto il resto). Se, infatti, un Marty McFly avesse realmente a disposizione oggi una DeLorean con cui tornare indietro di 100 anni nel passato, ma senza potersi spostare “spazialmente” dal punto in cui si trova, e si mettesse così a percorrere a 88 miglia orarie una qualsiasi strada del mondo, dovrebbe premunirsi d’indossare una tuta spaziale. Si ritroverebbe infatti proiettato in pieno vuoto cosmico, dato che nel 1906 la posizione della Terra (sia relativa che assoluta) nel continuum era ben “lontana” dall’attuale. Così come quella del Sole, del suo Sistema, della Galassia, dell’Ammasso Locale, e dell’Universo intero.

Al contrario, per restare fissa nel paese americano dal quale parte (come accade nel film), la DeLorean dovrebbe poter computare precise coordinate spaziali oltreché temporali (anche se è un po’ arduo stabilire rispetto a quale sistema di riferimento). Ciò contraddice il vincolo arbitrario imposto dagli autori (presente anche in The Time Machine, e in mille altre opere analoghe), ossia l’impossibilità del veicolo di spostarsi dal luogo d’origine. Una macchina del tempo incapace di muoversi nello spazio è una contraddizione in termini. Essendo in grado di trasferirsi sulla Terra tra 100 anni, a maggior ragione deve poter compiere tragitti minori, per esempio Marte tra 1 secondo (in barba ai limiti fisici quali la “velocità della luce”); deve cioè essere un’astronave a tutti gli effetti, una macchina “dello spazio”, non solo “del tempo”. Una “macchina dello spazio-tempo”.

Ad ogni modo, pure pensando “quadridimensionalmente” resta intatta la seduzione che la prospettiva di viaggiare nel tempo esercita su di noi. Essa supera nel nostro immaginario qualsiasi paradosso, o limiti fisico, o impedimento tecnologico. Ci affascina irresistibilmente, forse perché si accompagna a quell’idea di “seconda possibilità” che tutti, per un motivo o per l’altro, vorremmo poter avere. L’idea di andare indietro nel passato, o tornare al presente dal futuro, ci lascia l’illusione di poter soddisfare un nostro grande desiderio, quello di riuscire a vivere la vita col senno di poi.

Purtroppo, al momento, neppure la fantasia ha ancora contemplato una macchina del tempo capace di ringiovanire il viaggiatore, o togliergli il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato.

Nell’attesa che una simile meraviglia sia inventata, non resta che stare accorti e cercare (casomai dipendesse da noi) di non commettere errori tanto grossi da rendere poi necessario un “viaggio nel tempo” per poterli riparare.

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