Terre di Confine #5

Terre di Confine #5

Vampiri moderni

Cos’è che rende il Signore della Notte così presente nell’immaginario collettivo?

Dal giorno in cui i vampiri hanno cominciato a popolare le pagine dei romanzi gotici (dal Lord Ruthven di JOHN POLIDORI, alla contessa Carmilla di SHERIDAN LE FANU, fino al celeberrimo Dracula di STOKER), l’uomo “moderno” non ha più voluto separarsene.

Riesumate da miti antichi e assai meno attraenti, ma avvolte in un nuovo mantello iconografico, queste figure cupe continuano a esercitare un ascendente che pare rafforzarsi col passare del tempo.

La ragione, probabilmente, risiede proprio nell’iconografia, nell’abilità empatica iniziale con cui il vampiro letterario (e, successivamente, cinematografico) è stato creato e descritto, e nelle suggestioni per mezzo delle quali si è scelto in seguito di rappresentarlo.

Perché se è vero che, già da soli, la paura, la morte, il male possono esercitare una loro morbosa attrattiva, quando li si porge attraverso le trasparenze di un velo di seta, vestiti di algida eleganza, essi divengono addirittura… affascinanti.

E il vampiro indubbiamente è eleganza, nutrita col sangue. Una creatura letale che per uccidere non aggredisce, seduce.

Il suo è un mondo crepuscolare e silente ma, proprio per questa stessa natura, anche quieto e malinconico. Poetico come un paesaggio invernale sul lago di Ginevra.

Del resto concetti come “Romanticismo” e “Maledizione” erano di casa nel salotto buono dove le menti irrequiete di sognatori come LORD BYRON, gli SHELLEY (Percy e Mary) o lo stesso Polidori partorirono quel mondo, salotto sopra il quale leggenda vuole aleggiasse la Christabel di COLERIDGE.

Un mondo nato da tali padri non può che rivolgersi alle nostre emozioni più profonde, quelle che di rado visitano i momenti felici e solari, e sono invece sempre compagne dei giorni disperati e bui.

La Notte infatti ospita il vampiro, ma anche una parte – forse la più antica e segreta – di noi stessi.

Così, in una realtà dove vige la solitudine del sovraffollamento, e dove il sole illumina giornate inappaganti fatte di frustrazioni e di un benessere che soddisfa meno di quanto dovrebbe, il notturno isolamento di una creatura che vive libera da ogni costrizione sociale finisce per incarnare un desiderio piuttosto che una condanna.

Il vampiro, inoltre, ha qualcosa da offrire…

Nessun altro “mostro” tranne forse il Diavolo in persona – ma con tanto di contratto a scadenza – è in grado di regalare l’opportunità di una seconda vita. Che poi sia pure dannata, poco importa, perché in ognuno di noi esiste un Louis de Pointe du Lac che accetterebbe di corsa il dono di Lestat. È insito nella natura umana, il cercare, l’imparare… Per quanto ci si sforzi, pochi sono coloro tanto paghi della propria esistenza da non trovare irresistibilmente attraente la tentazione di viverne una nuova. Specie se – dettaglio non trascurabile – immortale.

Insomma, il vampiro è nobile, tenebroso, potente, raffinato, tormentato, superiore, eterno… inevitabile che possa rappresentare un richiamo, per alcuni addirittura un’aspirazione. Anche se fantasiosa. Anche se “malvagia”.

In fondo, spesso certe affinità nascono spontanee come forma di ribellione ad alternative manchevoli.

Banchieri, avvocati, medici, commercianti… Se occorre scegliere un modello, molti sono coloro che succhiano il sangue ma… chi riesce a farlo con la classe pura di un Vampiro?

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