In una San Francisco prossima futura, il diciassettenne Marcus vive le sue giornate da normale teenager americano, tra impegni scolastici, pomeriggi con gli amici e qualche ‘trasgressione’ dovuta alla sua ‘attività’ di abile hacker. Dotato di una curiosità innata che lo induce a studiare come funziona la tecnologia che lo circonda – e a modificarla, quando la ritiene contraria ai suoi ideali –, il ragazzo elegge a bersaglio principale delle sue scorrerie informatiche i sistemi di sicurezza della scuola: se le nuove telecamere installate dal preside sono in grado di identificare le persone dal modo di camminare, violandone così la privacy, ecco che lui scopre come ingannarle infilando qualche sasso nelle scarpe; se i notebook della scuola sottopongono gli studenti a controlli troppo stringenti sulle loro abitudini di navigazione, lui ne modifica il sistema operativo. Piccole infrazioni, che in più di un’occasione portano Marcus all’attenzione delle forze dell’ordine, senza però conseguenze di rilievo.
Ma un giorno San Francisco è colpita dal più grosso attacco terroristico che la storia ricordi, e tutto cambia. Sospettato d’essere coinvolto, Marcus viene arrestato dal DHS (Department for Homeland Security). I suoi diritti vengono ignorati: un sacco infilato sulla testa, tradotto in una prigione segreta, interrogato, sottoposto a violenze psicologiche di ogni tipo… La sua volontà e la sua dignità vanno in frantumi; il ragazzo cede alle pressioni dei suoi aguzzini, rivelando tutto ciò che vogliono sapere: le password del suo telefono e del suo notebook, i suoi dati personali.
E poi viene rilasciato, perché non c’è nulla che lo incrimini.
L’episodio cambia completamente la vita del giovane. Prima viene la paura che quanto successo possa ripetersi. Poi la vergogna, che lo porta a nascondere l’episodio persino ai suoi genitori. Infine la rabbia per i soprusi subiti, una rabbia così grande da indurlo a utilizzare le sue conoscenze informatiche per intraprendere una (apparentemente) folle crociata contro il governo, muovendosi a cavallo della esile linea che divide la protesta civile dal terrorismo.
“Non si conclude niente non facendo niente. Si tratta del nostro paese. Ce lo hanno portato via. I terroristi che ci attaccano sono ancora in libertà, ma noi no. Non voglio starmene nascosto per un anno, dieci anni, tutta la vita, ad aspettare che mi restituiscano la libertà. La libertà te la devi prendere da solo.”
Lo scopo didattico di questo romanzo è piuttosto evidente, fin dalle prime pagine. Si rivolge a un pubblico di adolescenti, che vuole sensibilizzare sulle problematiche riguardanti la sicurezza e la privacy, il terrorismo e la difesa dei diritti civili. Doctorow tuttavia non commette l’errore di sottovalutare i suoi lettori per la loro età: se c’è da spiegare cosa sia un protocollo informatico, una darknet, oppure i dettagli delle violenze psicologiche (leggi tortura) subite dal protagonista durante la prigionia, l’autore non si tira indietro, esponendo i concetti e gli aspetti tecnico-informatici con un linguaggio sì chiaro e accessibile ma non semplicistico né edulcorato. Un modo per dire ai lettori “siete giovani, non stupidi”.
Naturalmente, nel trattare questi temi, Doctorow non nasconde il proprio personale punto di vista: X è una fermissima presa di posizione contro la violazione (o, chiamata talvolta con eufemismo, la sospensione) dei diritti civili perpetrata nella ‘guerra al terrorismo’ in nome di un senso di falsa sicurezza.
La pecca maggiore del romanzo risiede purtroppo nel modo in cui vengono rappresentati i personaggi che si oppongono a questa tesi: come individui ottusi o semplicemente malvagi, senza mezze misure e senza possibilità di redenzione. Si tratta di una scelta svantaggiosa, poiché la posizione sostenuta dall’autore risulterebbe molto più convincente se i protagonisti riuscissero a prevalere su antagonisti dotati di capacità di ragionamento quantomeno elementari. In un dibattito, conoscere ed eventualmente contestare i motivi e le argomentazioni dell’avversario è importante quanto presentare i propri, ma purtroppo in X poco spazio è riservato alle tesi dei ‘cattivi’.
Per questo motivo, se non si condividono almeno in parte le posizioni dell’autore, la lettura del romanzo potrebbe risultare addirittura irritante; eppure rimane fortemente consigliata, perché le domande che il romanzo solleva sono fondamentali, ed è necessario porsele, a prescindere dalla posizione che si assumerà in merito.
Cory Efram Doctorow è un blogger, giornalista e scrittore anglo-canadese. Ha lavorato per la Electronic Frontier Foundation, organizzazione internazionale non profit volta alla tutela dei diritti e della libertà di espressione nell’odierna era digitale. È un fermo sostenitore della liberalizzazione delle leggi sul copyright, nonché delle licenze Creative Commons. Infatti gran parte delle sue opere (compreso X) sono liberamente scaricabili dal web, e il suo Down and Out in the Magic Kingdom (2003) è stato il primo romanzo a essere pubblicato sotto licenza CC. Attualmente è editor del popolare weblog Boing Boing