C’era una volta… una televisione molto diversa da quella che conosciamo oggi. Amava il fantastico in ogni sua sfumatura e osava mescolare generi. Proponeva eroi straordinari a spettatori che desideravano sognare, erano affamati di novità, perdonavano le ingenuità e non disdegnavano la riflessione, se sollecitata con garbo e toni discreti. A questo pubblico la televisione raccontava le avventure più straordinarie, li intratteneva con mezzi limitati e sfrenata fantasia. Erano gli anni Settanta, e sugli schermi comparivano personaggi dal fascino inquietante, come Zaffiro e Acciaio, protagonisti dell’omonimo telefilm britannico (Sapphire & Steel, 1979). Si tratta di due enigmatici agenti, inviati da una misteriosa entità a sorvegliare l’equilibrio dell’universo e ristabilire l’ordine quando e dove necessario.
Di loro sappiamo ben poco. Nella sigla iniziale, una musica grave sottolinea le immagini di una maglia che si disfa mentre una voce fuori campo recita: “Tutte le anomalie verranno regolate dalle forze che controllano ogni dimensione. Ovunque ci sia vita non verranno utilizzati elementi transuranici pesanti. Sono disponibili pesi atomici medi: Oro, Piombo, Rame, Giaietto, Diamante, Radio, Zaffiro, Argento e Acciaio. Sono stati scelti Zaffiro e Acciaio.”
In apparenza umani, Zaffiro e Acciaio compaiono ogni qual volta eventi straordinari rischiano di incrinare il normale scorrere del tempo: evocazioni, sedute medianiche, viaggi nel passato o nel futuro, incursioni di creature da altre dimensioni…
Zaffiro (Joanna Lumley), sempre vestita di abiti azzurri, sembra più compassionevole nei confronti dei mortali; può riavvolgere il tempo, farlo tornare indietro di una manciata di minuti. Acciaio (David McCallum) è più intransigente e meno incline ad atteggiamenti emotivi nei confronti della specie umana; può abbassare la temperatura del proprio corpo fino allo zero assoluto. Talvolta compaiono in scena anche altri agenti, come il forzuto Piombo o l’ambiguo Argento. Non sono angeli: il loro comportamento è finalizzato alla conservazione dell’equilibrio, anche quando ciò può comportare il sacrificio di creature innocenti. Prova ne sia che, in un’occasione, Acciaio non esita a barattare gli ultimi anni di vita di un cacciatore di fantasmi pur di allontanare una pericolosa entità che si nutre della rabbia degli spettri.
La serie si confronta con il sovrannaturale, che viene trattato con sensibilità laica e blanda fiducia nella scienza. Davanti al mistero, lo spettatore resta libero di credere ciò che vuole, che i fenomeni inspiegabili possano un giorno trovare una loro motivazione scientifica o al contrario restare sempre una zona d’ombra, pronti a nutrire la curiosità della mente umana. Gli stessi Zaffiro e Acciaio sono creature straordinarie eppure non onniscienti, non possono mutare radicalmente gli eventi futuri né modificare quelli passati.
Eventuali legami sentimentali tra i due sono lasciati anch’essi alla fantasia dello spettatore; è comunque difficile immaginare parentesi rosa in vicende che fanno del senso di inquietudine il tema dominante. Il pericolo si nasconde in vecchie stazioni ferroviarie abbandonate, sui tetti dei condomini, in filastrocche per bambini, in garbati cottage o dentro quadri deliziosi…
Fin dalle prime sequenze, lo spettatore rimane spiazzato: nessuno tenta di rassicurarlo ponendogli di fronte eroi sorridenti e certi delle proprie capacità. Si intuisce anzi che ai protagonisti in passato è capitato anche di fallire o di pagare il successo a carro prezzo.
Manca addirittura il finale positivo: alla conclusione della sesta avventura, dopo trentaquattro episodi, i nostri eroi vengono sconfitti e imprigionati in attesa di una puntata risolutiva, mai girata. La tanto agognata seconda stagione non venne realizzata per mancanza di budget e per altri impegni presi dai due protagonisti, entrambi assai popolari nel Regno Unito.
Questa serie è una delle più ‘estreme’ mai trasmesse. Il tono della narrazione è sorprendentemente adulto e ogni certezza sulla comune concezione dell’universo è messa in dubbio. Il mondo così come lo conosciamo è una comoda facciata dietro la quale tramano forze sconosciute, non sempre benevole, minacce contro le quali la scienza degli esseri umani può ben poco. Male e Bene sono relativizzati, sostituiti dalla dualità tra Entropia ed Equilibrio, tra Caos e Ordine. A volte, l’Ordine può non essere giusto, può essere una legge crudele, imposta per il bene comune, può scatenare il risentimento e alimentare l’odio.
Le atmosfere sono claustrofobiche: locali tetri, interni cupi, intere puntate in cui si attende invano un evento risolutivo. I personaggi in scena sono pochi, come se ci si trovasse dentro a una piece teatrale anziché a un telefilm. La recitazione è convincente, fatta di intensi primi piani, spesso con suggestioni da psicodramma. I tempi lunghi fanno lievitare la tensione, fino a dare vita a situazioni davvero paurose. Paranormale, fantascienza, fantasy, horror psicologico: difficile stabilire quali elementi abbiano il sopravvento. La miscela è esplosiva e propone riflessioni di attualità, compresa l’analisi sociale.
La famiglia può non essere un caldo nido per i bambini ne ‘La casa degli orologi’, dove le entità malevole prendono l’aspetto dei genitori, anticipando Coraline di Gaiman. La famiglia del domani non è meno deludente in ‘Prigionieri del tempo’: conosciamo dei genitori inetti, pigri o nevrotici. Se non bastasse, quanta solitudine per gli abitanti del palazzo, che vivono ignorandosi reciprocamente! Hobby come lo scrapbooking possono dar vita a collage degni delle pareti dell’Overlook Hotel di Shining. Né l’amor patrio è salvo: i soldati mandati al macello covano risentimento. Le innocue esistenze di persone comuni possono trasudare odio represso, astio dovuto proprio all’anonimato in cui sono confinate.
Un telefilm dovrebbe essere un momento di svago: Zaffiro e Acciaio riesce certo a intrattenere, ma non è disimpegno o leggerezza. Suscita interrogativi, riflessioni filosofiche e sociali, propone temi scottanti senza facili buonismi, ed è privo di intenti moralistici. Sta allo spettatore trovare le proprie personali risposte.